Enrico Gusella | recensioni


la Repubblica  (venerdì 28 luglio 1995)
L'occhio di Napoli. Le foto di Mimmo Jodice
"Storie in bianco e nero"
di Enrico Gusella

E' considerato uno dei migliori fotografi in circolazione. Napoletano, autore di libri e reportage per alcuni dei più grandi mensili e settimanali italiani e stranieri. Mimmo porta un pezzo di Napoli a Padova dove inaugura, nel Salone del Palazzo della Ragione, la mostra Tempo Interiore. Un omaggio alla fotografia e naturalmente a Napoli.
Jodice, ma com'è Napoli in fotografia? In questo momento c'è una grande rivalutazione visiva della città. Un esempio viene dal cinema di Martone, Capuano, Corsicato…
"Tutto vero. In più aggiungerei che l'attenzione di un fotografo può essere in certi casi molto importante. Napoli è materia di indagine, grazie alle straordinarie risorse umane e sociali che ha a disposizione. Oltre, ovviamente, alla sua tradizione. Voglio dire che gli aspetti attuali della realtà partenopea non possono essere compresi se non li si mette in relazione con la storia della città, con la sua cultura e la sua popolazione. Come fotografo cerco di rappresentare queste realtà che, naturalmente, è legata anche al cinema seppure le letture sono diverse. .. Non sempre è facile. Il rischio oleografico è in agguato".
Lei è in un certo senso una delle memorie di Napoli…
"Nel racconto della città mi sono sempre posto , come si diceva una volta, in maniera istintiva. Ho attraversato la contestazione degli anni Sessanta e Settanta, il terremoto dell'Ottanta. Parallelamente a questo impegno sociale a politico si è svolta anche la mia attività di fotografo, partendo da un ambito di sperimentazione che investiva i linguaggi concettuali".
La ritrattistica, la realtà sociale, i beni culturali. Questi sono alcuni dei temi da lei trattati e sviluppati in fotografia. A quale di questi si sente più legato e con spirito li affronta?
"Considero la fotografia uno strumento di analisi e di indagine. Al tempo stesso, però, le mie esperienze hanno risentito degli impulsi e condizionamenti che andavano via via manifestandosi nel Paese. Penso a quello che una volta si definiva riflusso e alle stagioni delle delusioni per un riscatto napoletano che stentava ad arrivare. Non so se ho risolto questo problema di lettura ma mi piace non aver modificato il mio atteggiamento nei confronti dei perdenti".
Lucio Amelio, Andy Warhol, Rauschenberg, Jasper Johns, Sol Lewitt, Merz, Kounellis. L'incontro con artisti e galleristi come e quanto ha influito nella sua produzione artistica?
"Tutto quello che ho realizzato ed il mio modo di lavorare non possono prescindere da loro. Nel decennio tra la fine degli anni Sessanta e Settanta, Napoli era un punto di riferimento obbligato nell'ambito delle arti visive. Alcuni galleristi, come Lucio Amelio, Lia Rumma, Trisorio e lo Studio Morra, insieme agli artisti pionieri delle avanguardie (Pasolini, Kounellis, Acconci, Buren), hanno sicuramente influito sulla mia ricerca. E l'elaborazione di quegli anni che vado compiendo in questo periodo ha trovato ora espressione nel mio ultimo lavoro, "Mediteranneo", che in parte presento a Padova. E' un viaggio nel mondo classico, nei luoghi della civiltà greco-romana, e che in una dimensione metafisica e surreale è testimonianza del passato. Le tappe di questo itinerario archeologico che parte da Napoli sono l'Italia, la Francia, la Libia, la Spagna, il Marocco, la Tunisia, Grecia, Macedonia, Turchia, Siria e Giordania. Un viaggio nella memoria e nel tempo che ha suscitato un notevole interesse soprattutto negli Stati Uniti, dove la Fondazione Aperture , di New York, in collaborazione con il Dipartimento di Storia della Yale University, ha organizzato una grande mostra itinerante che sarà inaugurata nel Museo d'Arte Moderna di Philadelfia il prossimo 15 dicembre".